Negli anni ’70 i primi esperimenti con la scultura vanno nella direzione più naturale per un neofita: scolpire o modellare una concrezione cementizia, quasi a voler approcciare un nuovo medium in punta di piedi. Ma molto velocemente, coadiuvato da una ricerca stilistica profonda che si evince dalle pagine del Taccuino, l’artista trova una strada di astrazione dalla figura per approdare ad uno stile di “boccioniana” memoria.
Operando una sintesi delle forme, a volte più aderente al reale, a volte più estremizzata e concettuale, i soggetti vivono su piani curvi, il concavo e il convesso si alternano, spezzati da linee decise in un continuum di movimento equilibrato. Una danza delle geometrie.
I temi trattano l’umano nella sua complessità e nelle sue crisi, nella dicotomia tra il “nuovo borghese” – “L’idolo occidentale” munito della cravatta del potere – che si affaccia ai “meravigliosi” anni ’80 e il taglio netto della tradizione contadina operata dal boom dopo gli anni ’50. Ricordi di un passato essenziale e una visione del futuro forse cupa, ma non priva di bellezza e di scorci interessanti. La memoria del passato è impressa nella frenetica figura dell’uomo moderno. Non mancano infatti gli echi contadini degli “Spaventapasseri” o del “Vecchio che sputa scorie di maggengo”, ma il vociare de “La folla” o di “Ariete” si fa strada prepotente, reclamando la propria esistenza.
La figura del “Loricato” è però sempre presente nell’incedere dell’artista, proiettato nell’uomo moderno, con un corpetto di traballanti sicurezze al cui interno si celano però grandi inquietudini. Un simbolo che dal mito all’età contemporanea accompagna l’umanità.
Tutte le sculture sono modellate con uno scheletro in ferro lavorato a mano, legato, saldato, in cui spesso si incuneano materiali organici – ossa, oggetti poveri (soprattutto nel primo periodo), legno – e successivamente ricoperte di uno stucco polimaterico di sua invenzione, miscelando diversi materiali: sabbia finissima, polvere di marmo, stucco, cementite, vernici, colle. Modellate e lungamente levigate a mano, verniciate e levigate più volte, sono alla fine ricoperte con lacche e finitura a cera. Una lavorazione complessa e dettagliata che si sposa con lo spirito estremamente certosino dell’artista.